Inclusione
Divario digitale
Il termine inclusione sociale si riferisce alla società e alle sue attività inclusive. Il fine ultimo dell’inclusione sociale è garantire l’inserimento di ciascun individuo all’interno della società indipendentemente dalla presenza di elementi limitanti.
Questo mese parliamo di “digital divide” (divario digitale).
La pandemia ha generato fenomeni nuovi, quali una spinta alla digitalizzazione delle nostre vite e un aumento della nostra presenza sulla rete, che hanno aumentato due rischi di marginalizzazione ed esclusione sociale in grado di creare nuovi tipi di fragilità: il “digital divide” (divario digitale) e il “cyberbullismo” che tratteremo nella prossima puntata.
Il rischio legato al divario digitale è generato da un utilizzo dei servizi online della pubblica amministrazione che lascia ancora esclusi i cittadini con particolari condizioni di reddito, istruzione, connettività, età, lingua, provenienza geografica.
L’emergere di una fragilità provocata dal divario digitale, che esclude dalla comunità chi non è in grado di utilizzare le nuove tecnologie, è l’altra faccia della medaglia della fragilità derivante dal senso di isolamento dei ragazzi sempre più presenti online ed esposti ad atti di cyberbullismo.
Il digital divide si contrasta con azioni formative che di devono l’obiettivo di eliminare le condizioni di svantaggio delle persone fragili, intervenendo sui fenomeni di marginalità e di esclusione sociale, contribuendo a reinserire e avvicinare ai servizi e alle opportunità offerte dalle tecnologie digitali i cittadini oggi esclusi, presupposto per la piena partecipazione alla vita politica, economica e sociale.
Le nostre
realizzazioni
Il libro del mese
Parla sostenibile
Nel libro “Parla Sostenibile”, scritto da Silvia Moroni e con la prefazione di Francesca, andiamo alla scoperta di cosa significa la parola “sostenibilità” nella nostra vita di tutti i giorni, dal cibo alla raccolta differenziata. Un racconto concreto della sostenibilità, strettamente collegato alla nostra routine quotidiana. Un libro adatto a tutti i ragazzi perché l’autrice è in grado di trattare argomenti complessi (il riciclo, i risparmi, la biodiversità, l’energia e molto altro) attraverso un linguaggio semplice e diretto.
Rispetta l’ambiente
Raccolta differenziata
Questo mese parliamo della raccolta differenziata, l’operazione che consiste nel separare i rifiuti (carta, plastica, vetro, alluminio, legno, umido, etc.), dividendo quelli da smaltire da quelli che invece si possono utilizzare ancora.
Con la raccolta differenziata evitiamo di riempire le discariche perché i rifiuti che abbiamo buttato via vengono usati per produrre altri materiali: per esempio con la plastica che abbiamo messo nella pattumiera vengono prodotte nuove bottigliette per l’acqua.
Attraverso questo comportamento rispettiamo l’ambiente ed evitiamo che i rifiuti inquinino il terreno, le acque e in generale il nostro ambiente.
Il benessere dei nostri ragazzi
Sport
Questo mese parliamo di come lo sport contribuisce al benessere dei nostri ragazzi.
Gli studi scientifici confermano che lo sport contribuisce al benessere fisico e mentale dei nostri ragazzi perché aiuta lo sviluppo cognitivo, sociale e affettivo dei giovani e favorisce un maggior livello di attenzione.
Per sport si intende un qualunque attività fisica del corpo determinata dalla contrazione muscolare che necessita di un dispendio calorico superiore alla condizione di riposo. Pertanto, oltre alle attività sportive specifiche, è opportuno che i nostri giovani, ma in generale tutte le persone, siano sempre invogliate a compiere movimenti come camminare, andare in bicicletta, ballare e, soprattutto nell’infanzia, giocare.
Il diritto ad essere dimenticati ai tempi dei social network
Il WEB “non dimentica”: ogni nostro “passo” digitale lascia un’impronta indelebile e ogni notizia pubblicata sui social network, sui blog, sui giornali online diventa immortale.
Prima dell’avvento di Internet la memoria collettiva era affidata ad archivi cartacei, oggi, invece, basta digitare il nostro nome sui motori di ricerca per reperire in pochi secondi notizie di anni passati. I dati ci seguono ovunque, diventano parte di noi e ci accompagnano per tutta la vita: ecco perché riveste fondamentale importanza sapere che si possono cancellare definitivamente notizie per noi lesive e come fare ciò.
Cos’è il diritto all’oblio?
Con il termine diritto all’oblio – o diritto a essere dimenticati – si intende il diritto di ogni individuo a non restare indeterminatamente esposto ai danni che arreca al suo onore e alla sua reputazione la reiterata pubblicazione di una notizia in passato legittimamente divulgata ma che ora non è più correlata a criteri di interesse diffuso e di utilità sociale.
Da questa definizione emerge che gli elementi costitutivi del diritto all’oblio sono:
- il decorso del tempo: si vuole garantire il diritto dell’interessato ad avere contezza sui propri dati e sul loro utilizzo, ovvero tutelare l’identità dello stesso dalla diffusione di informazioni
- che non appaiono più attuali bensì lesive;
- la contestualizzazione dell’informazione: si vuole tutelare la corretta rappresentazione della propria immagine all’interno della collettività e per fare ciò è necessario preventivamente contestualizzare l’informazione/il fatto/la notizia cui si fa riferimento.
Questo diritto si colloca nel più ampio contesto del diritto alla privacy che ha sancito il diritto a ottenere la cancellazione dei propri dati personali che sono stati resi pubblici (volontariamente o non volontariamente) tutelato dal GDPR (Regolamento UE n. 679/2016).
In particolare, il Regolamento prevede all’art. 17 che la cancellazione debba avvenire senza ingiustificato ritardo, prevedendo un vero e proprio obbligo in capo al titolare del trattamento di provvedere alla cancellazione dei dati dell’interessato se gli stessi non sono più necessari rispetto alle finalità per le quali sono stati in precedenza raccolti o trattati, se l’interessato ne ha revocato il consenso al trattamento o ancora se gli stessi sono stati trattati illecitamente.
Come esercitare il diritto all’oblio? A chi rivolgersi?
- Mediante la compilazione di un apposito modulo online si può chiedere al gestore del motore di ricerca (o del sito) di rimuovere dai risultati di ricerca associati al suo nominativo le URL che rinviano alle fonti che riportano informazioni ritenute per l’interessato pregiudizievoli.
- In caso di mancata risposta o di risposta negativa del gestore del motore di ricerca si può presentare un reclamo al Garante Privacy ai sensi dell’art. 77 del GDPR.
- In alternativa, si può presentare un ricorso dinanzi alla competente autorità giudiziaria.